Dura da cinquant’anni la nostra storia, se partiamo da quando si è ammalato mio marito. Che poi io l’ho imparato lì che c’era questa malattia; io non sapevo niente. Allora è venuta fuori così: quando ci siamo sposati, io avevo ventun anni; lui ne aveva ventotto. E siamo stati fidanzati parecchi anni… era un tipo un pochino.. un po’ strano, un po’ particolare, ecco. Ma io sa, l’ho conosciuto che avevo quindici anni; si perde la testa a quindici anni: ti innamori… mi ricordo che quando veniva il moroso, aveva una spalla che faceva sempre così un certo movimento, ma ci sono delle persone che hanno delle abitudini, dei tic… niente… Poi sono passati gli anni, era un carattere non sempre facile… ecco… da conviverci anche da fidanzati: mi faceva tribolare un po’… poi ci siamo sposati e sono nati subito i figli. Perché in tre o quattro anni sono nati i bambini. E niente; e durante il matrimonio era una persona che a volte per delle cose, delle sciocchezze, si arrabbiava, andava un po’ fuori. […] Mio marito lavorava tanto, ha sempre lavorato tanto… è stato bravo nel suo lavoro e ci ha lasciato da vivere. Perché comunque avevo tre bambini. E allora vedendolo così, che era diventato difficile, io, non sapendo niente ho detto: mah, lavora tanto, sarà nervoso, forse ha bisogno di calmarsi … cosa vuole che immaginassi che non sapevo niente. Che poi quando poi mi han detto il nome di quella malattia lì glielo ho chiesto tre volte, che non avevo mai sentito parlare di Huntington.
Tratto da “I RACCONTI DELL’HUNTINGTON. Voci per non perdersi nel bosco“.
Un solo libro, tante voci, che raccontano della personalità che cambia con il sopraggiungere della malattia, spesso ancora prima che ve ne sia consapevolezza, pesando così sulle relazioni…
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