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LAB RETREAT: ALLONTANARSI OGGI PER VEDERE DA VICINO IL DOMANI DELLA NOSTRA RICERCA

20-23 marzo 2011, Val Rendena

 
Spesso gli scienziati amano ricorrere all’uso di “inglesismi” anche quando forse non sono necessari.
Girando per i laboratori si sente spesso parlare di “Journal club”, “Science discussion team”, “Meeting”, “Update”, “Upgrade”, tutti termini usati per indicare momenti in cui due o più “menti pensanti” si trovano per confrontarsi.
Si sente invece meno spesso parlare di “Lab retreat” (letteralmente “ritiro di laboratorio”), perché per i ricercatori è difficile sfuggire alle forze che li tengono calamitati al bancone, saldati al microscopio, ancorati alla cappa dove le  staminali sono a tiro di mano; perché è difficile dire: “Andiamo via dal laboratorio per tre giorni”, quando non si riesce a stare lontano dalle proprie cellule e dai propri esperimenti nemmeno nel fine settimana; perché è difficile trovare il momento giusto per farlo ed è altrettanto difficile far quadrare i “conti” per sostenere tutte le spese ordinarie che la gestione di un laboratorio richiede e una nuova spesa “straordinaria”.
Nonostante questo, grazie soprattutto al generoso contributo del Sig. R.Nardi, capitanati dalla professoressa Elena Cattaneo, ci siamo “ritirati” sulle cime innevate della Val Rendena, ad assaporare fino in fondo senso e valore di un “lab retreat” rivelatosi essere molto più di ciò che quest’ennesimo inglesismo fa pensare.
E’ stato un momento per riguardare il tanto lavoro fatto (perché molti occhi vedono meglio di due e sono in grado di percepire più  sfumature, di cogliere dettagli sfuggiti al singolo).
E’ stato un momento per ricordarci che l’obiettivo del nostro laboratorio non è solo “nostro”, ma è un obiettivo condiviso da molti altri gruppi di ricerca, sparsi in tutto il mondo, che lavorano duramente e il cui operato può essere, per tutti, un grande aiuto.
E’ stato un momento per non guardare con gli occhi dell’innamorato le proprie idee, ma per guardarle in modo critico e obiettivo.
Un momento per capire se i sentieri che stiamo percorrendo sono affidabili o friabili.
Un momento per aprire la porta a nuove idee, nuove strategie, per indicare nuovi sentieri, ancora inesplorati, che probabilmente vale la pena provare a percorrere. Un momento per capire, ancor piu’ di ogni giorno, cosa significhi impegnare la propria creatività e responsabilità.
Un momento che ci ha permesso di comprendere ancora una volta quanto grande è l’aspettativa nei nostri confronti e quanto forte è, ogni giorno, il desiderio di tornare per essere calamitati da quel “bancone”.
 
Barbara Vitali
Dottoranda di Ricerca, Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Centro UniStem, Università degli Studi di Milano